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di Elisa Tommasoni

STORIA DI UN CADAVERE


C’era una volta, un uomo, sciocco ma molto fortunato. Infatti, era stato preso in simpatia da una fata che esaudiva ogni suo desiderio.
Quest’uomo, aveva un fratello, avaro con un pessimo carattere e molto malvagio, al cui non andava giù la fortuna del fratello, non trovava giusto che un uomo sciocco avesse una fata che lo proteggesse, mentre lui che era intelligente e aveva grandi progetti, doveva arrangiarsi da solo, anche per un solo pezzo di pane.
Un giorno, decise di uccidere il fratello così che la fata proteggesse lui.
E così fece; lo pugnalò cinque volte al petto e lo butto in un burrone, subito fuori la città
La fata, non trovando il suo protetto, cominciò a chiedere in giro….e scoprì dove fosse il corpo dell’uomo. Il fratello faceva finta di essere preoccupato; così che la fata, quando avesse trovato il corpo del fratello, si sarebbe affezionata a lui.
Ma così non fu; la fata si arrabbiò moltissimo, ed essendo una fata, diede al corpo del suo amato nuova vita. Visto che lei governava le arti benefiche, gli diede la vita, fino alla sua sepoltura.
Poi chiamo a se i folletti; e chiese loro di seppellire il suo protetto…ma in una maniera un po’ particolare….
La sera, come ogni sera, il fratello avaro faceva la sua passeggiata; quella sera incontro i folletti… Da prima non si accorse di nulla…. Poi girandosi si ritrovò tutti gli esseri davanti, che lo immobilizzarono e gli attaccarono qualcosa intorno al collo e ai fianchi.
Guardandosi i fianchi vide delle gambe e al collo aveva delle bracci, bianche e fredde… ma ancora possenti. I folletti gli dissero che avrebbe dovuto seppellire il corpo del fratello, entro otto ore ; prima dell’alba. Ma il cadavere non doveva essere sepolto in un posto qualunque doveva trovare la bara nera. In principio l’uomo avaro non sapeva dove andare; il cadavere del fratello gli indico la strada, con la mano e così cominciarono a camminare.
Dopo qualche chilometro, la mano si alzò di nuovo per indicare la via da seguire.
Dopo molti chilometri arrivarono in un campo santo, dove il fratello avaro provò ad entrare per seppellire l’uomo stolto; ma appena varcò la soglia, si trovò davanti un muro di spiriti di uomini, donne e bambini che gli impedivano il passaggio.
L’uomo prese paura e se ne andò.
La mano indico una collina ad est e sussurrò all’orecchio dell’avaro “seppeliscimi lì” l’uomo felice di potersi liberare del morto, corse fino alla collina e ci salì in cima.
Dalla cima vide uno spettacolo orribile; era pieno di morti; e c’erano gli uccelli che mangiavano gli occhi e le carni; il cadavere chiese di essere lasciato lì, ma l’uomo, anche se cattivo si rifiutò di fargli avere una fine così squallida.
Così lo porto via con se, chiedendogli un altro posto per seppellirlo; a quel punto la mano si alzò e gli indico la strada, come sempre.
Dopo meno di un’ora giunsero in prossimità di una chiesa.
Il cadavere chiese all’uomo avaro di seppellirlo sotto i grandi massi che facevano da pavimento.
Entrarono e trovata una pala, l’uomo avaro cominciò a scavare e fare leva sui massi per trovare un posto per il fratello.
Il primo tentativo andò male; e così il secondo e il terzo; allora il cadavere disse che, probabilmente, in quella chiesa non c’era abbastanza posto per un altro uomo, quindi se ne andarono e ricominciarono a camminare.
Poco dopo, passarono vicino alla casa di uno stregone che, vedendo l’uomo, gli chiese cosa lo affliggesse, lui gli raccontò la storia dall’inizio alla fine.
Dopo averlo ascoltato, il mago gli fece una proposta: “se mi dai il cadavere di tuo fratello, lo farò bollire con gli altri cadaveri del giorno. E’ una tradizione di queste parti, di solito ce li mangiamo nello stufato”.
Prima che avesse finito la frase, l’uomo se ne era andato il più lontano possibile con il suo cadavere e continuò la ricerca della bara nera.
Poi gli venne un’idea e si ricordò che l’unica bara nera era quella che teneva per se nella sua casa di montagna, la quale si trovava lì vicino.
Si fece coraggio, si alzo e comincio a camminare verso la casa di montagna, giuntovisi, trovò la bara e il cadavere all’improvviso si infilo nella bara.
L’uomo avaro la portò fuori; e lo seppellì; quando ebbe messo anche l’ultima palata di terra apparve la fata che così gli disse: “ Anche se tu avevi un cattivo carattere hai saputo accettare, senza metterti a litigare con tutti; inoltre anche se sei cattivo, hai un cuore; e non hai lasciato tuo fratello che fosse divorato dai corvi.In più anche se avaro, hai donato la bara a tuo fratello.Dopo questo viaggio, sei diventato un uomo migliore; e per questo d’ora in avanti, avrai la mia protezione qualsiasi cosa accada”.
L’avaro era molto felice della notizia, e per questo, fece un gran banchetto in onore della fata.
 

CHI DORME NON PIGLIA PESCI


Tanto tempo fa due formiche, di nome Ester e Federica, vivevano nella loro casetta in mezzo ad un campo di grano.
Ester decise di prendersi un giorno di pausa perché aveva tutte le zampe doloranti, Federica non era molto contenta di quella decisione, ma Ester era irremovibile.
Dopo una giornata di ozio ne volle un’altra, ne volle un’altra e un’altra ancora…così alla fine passò l’estate nell’ozio completo.
Federica, circa un mese prima, le aveva detto che, durante l’inverno non le avrebbe dato del cibo e che se voleva mangiare, doveva cercare il cibo da sola.
I giorni passarono ed Ester non usciva mai di casa, dormiva sempre.
Arrivò l’inverno che portò la neve. Federica se ne stava al calduccio, mangiando le provviste che aveva raccolto durante l’inverno; mentre Ester che aveva, che aveva perso l’occasione di farsi delle provviste andava in giro sotto la neve, cercando qualcosa da mangiare.
E così morì sola, per aver voluto dormire invece che lavorare.