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    Si è inteso prediporre un modulo dedicato allo studio della civiltà romana 
    prestando particolare attenzione anche agli aspetti della vita quotidiana, 
    perché ciò consentirà di analizzare gli aspetti della vita sociale 
    stabilendo delle relazioni con la vita pubblica e gli istituti sociali, 
    quali la famiglia, il lavoro, la politica, il diritto e la religione. La 
    didattica e la storiografia più recenti hanno del resto ormai da tempo 
    sottolineato con forza l’esigenza di contemperare l’insegnamento della 
    cosiddetta “storia evenemenziale” e politica con una storia aperta ai modi 
    di vivere e di pensare del passato. Affrontare lo studio di Roma antica 
    attraverso un contatto diretto con i documenti archeologici consentirà 
    inoltre di sviluppare negli studenti uno spirito critico per comprendere le 
    caratteristiche della metodologia del lavoro dello storico, che consiste nel 
    ricostruire la storia attraverso l’analisi e l’interpretazione dei documenti 
    e delle fonti. Come sostiene Jacques Le Goff, 
    è bene che l’insegnante “renda sensibili gli alunni al fatto che le 
    conoscenze e i metodi in storia sono al servizio di una problematica. Il 
    primato di una storia-problema deve penetrare in loro”.  
    La scelta di effettuare una gita 
    d’istruzione a Pompei e ad Ercolano deriva dal fatto che la situazione 
    particolare di queste due realtà costituisce un terreno ideale per lo studio 
    e la conoscenza in genere di una città antica nel suo insieme. Non solo 
    infatti le superfici scavate rappresentano una parte notevole delle intere 
    aree urbane, ma soprattutto i due complessi presentano condizioni totalmente 
    omogenee, quelle stesse degli abitati al momento dell’eruzione, nel 79 d.C. 
    Lo scavo in questo caso non si imbatte, come avviene praticamente in tutti 
    gli altri casi di esplorazioni estensive, di aree urbane (anche in città 
    abbandonate già alla fine dell’antichità, come Ostia), in una complessa 
    sovrapposizione di strutture, che rende in genere impossibile isolare fasi 
    omogenee ben conservate: ciò che è inevitabile nel caso di città ancora 
    viventi, come Roma. Nel caso di Pompei, l’asportazione dello strato omogeneo 
    di ceneri e lapilli ha permesso di liberare senza troppe difficoltà – se si 
    prescinde da quelle dovute alla necessità di consolidare le strutture più 
    fragili – settori estesi e omogenei, e ha reso quindi possibile l’esame 
    complessivo non solo di singoli edifici, pubblici e privati, ma anche delle 
    relazioni reciproche tra essi, e cioè del contesto urbano nel suo insieme e 
    nelle sue articolazioni sincroniche. Se analizziamo Ercolano, ci rendiamo 
    conto che essa, diversamente da Pompei, fu investita da un torrente fangoso 
    che solidificandosi assunse col passare del tempo una consistenza compatta, 
    sicché le strutture murarie furono maggiormente danneggiate, ma d’altro lato 
    il materiale originarioo si conservò meglio, soprattutto il legno, e sotto 
    questo aspetto gli scavi di Ercolano presentano un interesse particolare. 
    
    Visitare Pompei ed Ercolano significherà affrontare la vita quotidiana degli 
    antichi romani attraverso un viaggio in verticale nel tempo, alla ricerca di 
    luoghi, usanze e costumi che sono la storia del nostro passato. Si tratterà 
    quindi di interpretare e, per cosi dire, di “rivivere” il passato attraverso 
    le azioni e le situazioni che hanno caratterizzato la vita privata degli 
    uomini dell’impero di Roma antica, con il fine di raccontare - attraverso la 
    “piccola storia” di un mondo vissuto, reale, concreto - “la Grande Storia” 
    della civiltà che ha contribuito a formare la nostra cultura rappresentando 
    il referente principale della nostra tradizione. Particolare attenzione sarà 
    dedicata all’analisi dello spirito della civiltà e della tradizione latina 
    anche in relazione agli aspetti e alle influenze che essa ha esercitato 
    nella formazione della cultura italiana, perché, come sottolinea Enzo 
    Mandruzzato, 
    “il presente di cui viviamo, con progetti e desideri che sono il futuro, è 
    un passato. L’ultimo atto del dinamico passato”, e questo ci consentirà di 
    accostarci all’antico in quello che esso ha di più vitale, affascinante e 
    seducente, perché ci permetterà di penetrare negli aspetti più concreti e 
    materiali di un’epoca storica lontana, facendone rivivere atmosfere ed 
    ambienti, luoghi e situazioni. 
    
    Avvicinarsi allo scenario privato dell’età romana significherà inoltre 
    comprendere le motivazioni sottese alla sua vita sociale ed economica, con 
    tutta la loro avvincente problematica ed i loro multiformi aspetti. 
    Studiare la storia di Roma attraverso l’analisi della sua civiltà e 
    dei suoi usi e costumi testimoniati nei siti archeologici di Pompei e di 
    Ercolano consentirà inoltre agli studenti di 
    farsi un’idea del modo di vivere, di lavorare, di pensare dei romani e di 
    confrontare quindi quella civiltà con la nostra. Il confronto va inteso nel 
    senso pieno che il termine stesso indica: si tratterà di evidenziare 
    affinità e linee di continuità, ma anche differenze e segni di rottura. È 
    quanto Filippo Coarelli sottolinea in una monografia dedicata a 
    Pompei: “parte del fascino di Pompei deriva dalla scoperta che in fondo i 
    suoi cittadini erano esseri umani come noi: c’è lo stupore un po’ infantile 
    di riconoscersi nell’uomo antico, che «mangiava come noi», «dormiva come 
    noi» […]. Ma ora vorremmo qui dire con forza che il passato ci interessa 
    soprattutto perché è «diverso» dal presente, perché permette di ricostruire 
    la lontananza, la differenza, e quindi la prospettiva storica, non solo in 
    rapporto al passato, ma soprattutto in direzione del futuro: se un tempo le 
    cose andarono altrimenti, è segno che anche il domani potrà essere diverso”.
     
    
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