
















| |
Le bellissime grotte di Is Zuddas si aprono nel calcare cambrico del Monte
Meana a 236 m. sul livello del mare, distano Km. 6 da Santadi lungo la strada
provinciale 70 che congiunge Santadi a Teulada; Km. 60 circa da Cagliari
passando per Siliqua (S.S.293). Il visitatore che per la prima volta si reca
alle grotte di Is Zuddas si trova all’improvviso in un luogo straordinariamente
bello, quasi irreale, immerso in un mondo del tutto sconosciuto fino a poco più
di un decennio.
L'ingresso della grotta è rappresentato da un tunnel artificiale ricavato da un
cavatore, che negli anni sessanta estraeva alabastro calcareo dall'interno della
cavità.
Percorsi pochi metri dall'ingresso si possono osservare sul soffitto i resti del
Prolagus Sardus , un antichissimo roditore delle dimensioni di una piccola
lepre, rinvenuto solamente in Sardegna e Corsica, estinto circa 400 anni fa.
Si arriva così alla prima sala della grotta, dove maggiormente si notano i danni
causati dagli esplosivi di cui si faceva uso per l'estrazione del marmo. In
origine la sala doveva avere un aspetto magnifico, ancora oggi si possono
ammirare stupende concrezioni, stalattiti, stalagmiti e lo stesso pavimento è
costituito da un'unica grande colata sulla quale è stata ricavata una scalinata
al termine della quale si trova una colata stalattitica dalle sembianze di una
"Medusa".
In alto a destra a circa 15 m. è situato l'ingresso naturale, una piccola
apertura disposta in verticale e oggi murata per sicurezza. La presenza di
pietre alla base dell'apertura testimonia la curiosità delle genti locali. La
grotta prosegue sul lato sinistro e dopo una decina di metri si arriva in una
sala di medie dimensioni, le grosse lame di roccia che pendono dalla volta
testimoniano in modo evidente l'azione erosiva delle acque sotterranee. Sulla
volta è possibile notare brevi tunnel di condotte a pressione. La sala si
presenta quasi priva di concrezioni e si notano accumuli di argille. All'uscita
della sala e prima dell'imbocco di un condotto naturale si sviluppa una frattura
di circa 20 m. di altezza che costituisce il passaggio scoperto dagli speleologi
nel 1971. Percorrendo il condotto , lungo circa 30 metri (ostruito sino alla
fine degli anni 60 da depositi di argilla trasportati dall'acqua) si accede alla
grandiosa "Sala dell'Organo".
Il nome di questa sala è dovuto a una colonna stalatto-stalagmitica che ricorda
un vecchio organo a canne.
Ai piedi della colonna vi sono delle formazioni di tipo coralloide, formatesi
per eccesso di carbonato di calcio nell'acqua ristagnante, mentre alla sua
destra è possibile notare formazioni di crollo e cedimenti dovuti con tutta
probabilità al manifestarsi di forme di vulcanismo recente(Quaternario).
Nella sala, oltre alle formazioni di stalattiti, stalagmiti e colate, vi sono
delle formazioni tubolari (stalattiti dalla forma allungata con sezione
circolare costante e vuote all'interno). Chiamate in gergo speleologico
spaghetti. Lungo le pareti si possono ammirare da distanza ravvicinata
formazioni di aragoniti (aciculari o aghiformi) come dei piccolissimi aghi dal
colore variabile, dal bianco più puro al grigio chiaro.
Sulla sinistra della sala dopo alcuni metri ci troviamo di fronte alla colata
più alta della grotta con i suoi 60 metri circa di altezza.
Attraverso un breve tunnel raggiungiamo l'imponente "Sala del Teatro". E'
proprio in questa sala (scoperta dagli speleologi nel 1971) che ha avuto inizio
l'esplorazione della grotta, della sala, colpiscono l'occhio attento
dell'osservatore non solo le dimensioni, ma la sua estrema bellezza. Abbondano
le stalagmiti formatesi sopra un enorme frana, le colate in continua formazione
dai colori variabili e sul lato destro si trovano alcune concrezioni a vaschetta
di discrete dimensioni.
Sul lato sinistro della sala si dirama un cunicolo a pozzo che dopo circa 20 m.
raggiunge l'unico ambiente dove è presente l'acqua di falda.
Riattraversata la "Sala dell'Organo" si prosegue lungo una diramazione che
conduce, sicuramente, verso una delle parti più belle dell'intera grotta.
Infatti attraverso un corridoio con le pareti completamente ricoperte da
cristalli di aragonite, e il pavimento, costituito dal letto di un antico fiume,
si giunge nella "Sala delle Eccentriche". Certamente non bastano le parole per
descrivere la bellezza del luogo. In un ambiente quasi fiabesco si osservano le
concrezioni di aragonite eccentriche sia sulla volta che sulle pareti. Queste
formazioni si sviluppano in ogni direzione senza essere influenzate dalla forza
di gravità, la cui genesi è ancora oggi sconosciuta e che rendono le grotte Is
Zuddas uniche al mondo per la loro concentrazione in un'unica sala. |