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Il silenzio degli alberi è in me.
Spunti offerti dal libro ......

“Lo spirito degli alberi”di Fred Hageneder


Hageneder, Fred
Lo spirito degli alberi : una chiave per la vostra espansione

Spigno Saturnia : Crisalide, 2001
439 p. : ill. ; 24 cm.


Fred Hageneder è un esperto internazionale del sapere legato agli alberi, è compositore e musicista (suona l'arpa), autore di Lo spirito degli Alberi e pratica lo Yoga Kundalini fin dal 1981.


 

Sai che gli alberi parlano? : la saggezza degli indiani d'America / testi scelti e tradotti da Kathe Recheis e Georg Bydlinski ; note di Lene Mayer-Skumanz ; fotografie di Edward S. Curtis 2. ed
Vicenza : Il punto d'incontro, 1994




 

 

E’ in una biblioteca di montagna che trovo questo libro, “Lo spirito degli alberi”,in una piccola biblioteca composta da un’unica stanza, uno spazio ristretto che tuttavia si rinnova di continuo e sembra non avere confini, proprio come i boschi che coronano il paese.
A chi si inoltra ignaro e distratto nei sentieri il paesaggio appare sempre uguale e gli alberi crescere privi di un ordine. In realtà vi è chi li governa; una biblioteca è abitata da libri, il bosco è abitato da creature che la razionalità umana impedisce di percepire: gli esseri elementari – come spiega il termine – traggono origine dai principali elementi della natura e sovrintendono alla crescita e vitalità dell’albero in cui dimorano. Questi spiriti, fatti di pura energia, possono essere considerati operosi “architetti della natura”, cui l’immaginario popolare ha attribuito l’aspetto di silfidi, ondine, gnomi, elfi e ninfe di vario tipo e che nella loro varietà vengono a costituire una sorta di “coscienza” dell’albero, della sua esistenza e della funzione che svolge rispetto al sistema naturale.
Non si tratta qui di discutere sulla credibilità o meno delle tesi dell’autore, il quale comunque merita grande rispetto per il rigore con cui le sostiene e poiché fonda il suo impianto argomentativo al margine delle tradizioni folkloriche. E’ indiscutibile invece il fascino che da sempre e su chiunque – anche i più scettici- esercitano tali argomenti.
Inoltrarsi in un bosco significa varcare la soglia di un santuario: la sacralità del luogo impone che si lasci all’esterno ogni presunzione per porsi con umiltà in ascolto. “Sai che gli alberi parlano?” affermava un anziano di una tribù indiana a da cui il titolo di una raccolta di testi sulla saggezza degli Indiani d’America. “Sì, parlano – prosegue – parlano l’un con l’altro e parlano a te, se li stai ad ascoltare”. Ecco, i nativi d’America indicano nel silenzio – il silenzio che si fonda sul rispetto - la via che conduce a ristabilire un dialogo sinergetico con la natura.
Penso ai tanti sentieri percorsi, alla mappa della vita che, nel procedere- si svela, e penso alla mia mente miope e sorda, incapace di riconoscere le tracce della presenza delle silvane creature, nell’incavo di una vecchio tronco, in un gioco di luce tra i rami, nel fruscio delle foglie mosse dal vento, quasi un guizzo di fuoco e un sommesso vocìo… Attraversare un sentiero prima che albeggi ti riserva il privilegio di sfiorare l’argenteo ricamo di un ragno, quasi una sottile barriera ai tuoi passi in difesa di un regno segreto.
Dalle note biografiche dell’autore, mi colpisce la sua dedizione per la musica; la sua passione per gli alberi, che risale all’infanzia, è il motivo ispiratore delle sue ricerche basate tutte su una visione solistica, ovvero opposta al riduttivo meccanicismo, del mondo vegetale.
Il volume si presta a più livelli di lettura ma non ammette affatto un approccio distratto e superficiale.
La prima parte del libro affronta l’aspetto fisico degli alberi e di come essi interagiscono con la biosfera; la seconda parte è una trattazione storica di come le varie culture, dal Neolitico a quelle moderne, abbiano considerato l’albero; la parte conclusiva, la più consistente, nella descrizione di ventiquattro specie di alberi, affronta il loro significato sacro e spirituale a partire da un’analisi botanica ed antropologica.
Ne offrono uno splendido esempio, a mio parere, le pagine dedicate al salice bianco, la salix alba o, altrimenti detta nell’antico irlandese “sail”; quello che l’autore propone è un viaggio affascinante tra l’immaginario e la scienza, alla scoperta della coscienza profonda del salice, della sua anima musicale dagli effetti terapeutici, come ben sapevano gli antichi.