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Gli abissi


La parte più profonda di un oceano è distinta dagli studiosi in piana abissale (la fascia tra i 2.000 m e i 6.000 m di profondità) e in zona adale (anche detta ultraabissale, la fascia che supera i 6.000 m, fino alle fosse oceaniche). Le fosse oceaniche, occupano poco più dell’1% di tutta la superficie dei fondali, esse però non si trovano nelle zone centrali degli oceani ma in posizione periferica, vicino al margine dei rilievi, sia emersi, sia sottomarini. Fosse di questo tipo circondano tutto l'Oceano Pacifico (fossa delle Aleutine, del Giappone, delle Marianne e Perù-Cile), parti dell'Oceano Indiano (fossa dell'Indonesia) e l'Oceano Atlantico (sistemi arco - fossa delle Indie Occidentali e della Nuova Scozia). Alcune tuttavia, sono lontane da qualunque area continentale, come la fossa Romanche nell'Atlantico equatoriale e le fosse Vema e Diamantina nell'Oceano Indiano. Quella più profonda è la fossa delle Marianne, che raggiunge gli 11.022 m nell'abisso Challenger, dove si è immerso nel 1960 il batiscafo abissale Trieste.
Bufoceratias weedi: gli angler fish, sottordine dei Ceratioidei, sono pesci che vivono in mari profondi. Si trovano fra i 500 e i 3000 m di profondità. Sono caratterizzati dalla presenza, generalmente solo nelle femmine, di un'asta, sulla sommità del capo, (illicium) dotata di una piccola "lanterna" usata per attrarre le prede; in molte specie la luminescenza è dovuta a batteri luminosi che vivono in simbiosi. La femmina può crescere fino a superare il metro di lunghezza mentre il maschio arriva a malapena a 6-7 cm. La femmina si nutre di pesci e gamberetti che sono attratti dai suoi organi luminescenti ed attrae le prede anche con la vibrazione della sua esca. Il maschio vive in modo parassitario attaccato alla femmina e vi rimane per tutta la vita, dipendendo da lei completamente per il cibo, la protezione e per qualsiasi altra necessità, attaccandosi al torrente circolatorio della femmina e contemporaneamente provvede alla fecondazione delle uova che poi saranno rilasciate dalla femmina nell'acqua. Hanno la pelle priva di squame di colore da marrone scuro a nera.Gli abissi sono situati nella zona afotica ovvero quella non illuminata dalla luce solare, distinta dalla zona diafana che si estende fino ai 200 m di profondità. Procedendo verso il basso, la temperatura dell'acqua tende a diminuire: a 2000 m si registra una temperatura di 3°C e a 3000 m di soli 2°C, sui fondali si può sfiorare lo zero. La pressione invece aumenta, un'atmosfera ogni dieci metri. Il mare profondo è dunque un ambiente estremo, abitato da pochi organismi che non sono mai vegetali a causa dell’assenza di luce. Alcuni animali, proprio a causa di questa oscurità, sono divenuti essi stessi luminosi costituendo la sola fonte di luce in questo splendido ambiente. Carnegiella strigata, Gasteropeleus sternicla, Pterodiscus levis. I pesci accetta (hatchetfish) sono piccoli pesci (6 cm) ossei dalla strana forma. Si ritrovano a profondità fra i 200 e i 1400 m più frequentemente nel Pacifico occidentale. Il corpo presenta escrescenze luminose puntiformi ed anche gli occhi sporgono dal corpo. Hanno piccole pinne pettorali a forma di ali che permettono loro di fare salti fuori dall'acqua. Mangiano uova ed avanotti di altri pesci, la bocca è dotata di denti molto appuntiti. Anch'essi sono dotati di bioluminescenzaAlcune specie sono luminescenti in permanenza, altre emettono luce solo di quando in quando: nel periodo della riproduzione, come segno di riconoscimento della specie, per vedere, per attirare una possibile preda o per spaventare un nemico. L'oscurità degli abissi ha permesso ad alcune forme di vita di trasformare la loro capacità visiva, alcuni pesci sono diventati totalmente ciechi mentre altri hanno occhi molto grandi. Cryptosaras couesi. Ci sono circa 200 specie di pesce lanterna, sono generalmente piccoli pesci lunghi circa 15 cm, e sono chiamati così a causa degli organi laterali luminosi, che gli consentono di adescare le prede, attrarre i loro partner e anche a scopo di difesa. Vivono in acque semiprofonde e si cibano di crostacei che catturano ogni notte risalendo alla superficie del mare.Altra caratteristica essenziale che distingue questi organismi abissali dai "normali" pesci è che sono carnivori: alcuni hanno mascelle deformate per ingoiare prede a volte più grandi di loro, altri invece si nutrono d’organismi morti caduti sul fondale, quest'ultimi sono detti anche saprofagi. Lasciando da parte i pesci, che costituiscono la principale caratteristica della vita abissale, il fondale è frequentato anche da spugne, da ricci, da anemoni, da crostacei, da oloturie, da stelle di mare, da molluschi e proprio uno di quest'ultimi è forse il più leggendario abitante dei fondali marini: Regaleus glesne. È chiamato anche "pesce nastro", da adulto può misurare dai 3 agli 8 metri e pesare più di 45 kg; è il più grande e lungo pesce osseo conosciuto. Ha bocca piccola e priva di denti, si nutre di piccoli crostacei filtrati dalle branchie in bocca. Le branchie sono luminose per attrarre i pesci. Viene alla superficie se è ammalato o sta per morire, generalmente vive a circa 1000 m di profondità ed è un preda molto difficile, se ne riesce a pescare uno ogni 10 anni circa.il calamaro gigante (Architeuthis), considerato il più grande invertebrato finora noto e preda preferita dei capodogli. La sua lunghezza arriva fino ai 21 m, compresi i tentacoli armati di ventosa.
Ma le fosse oceaniche non sono solo l’ambiente naturale di strane specie animali, sono anche legate a fenomeni di vulcanismo e terremoti, a loro volta collegati con quella teoria scientifica che è chiamata “Tettonica delle Placche”.
Chauliodus sloani. Il pesce vipera è uno dei più feroci predatori degli abissi, generalmente è un piccolo pesce di circa 30 cm ma può arrivare ai 60 cm, vive alla profondità di 1500 - 2500 m in acque molto fredde. Ha un modo curioso di attrarre le prede: possiede delle luci dentro la cavità boccale, circa 350 piccoli organi luminosi.
I grandi vulcani della Terra, quelli con la familiare forma a cono con un cratere alla sommità, si sono sviluppati per la maggior parte lungo margini di continenti che sono fiancheggiati da fosse abissali, oppure fanno parte d’intere catene d’isole vulcaniche anch’esse accresciutesi lungo le fosse. Sono tutti vulcani altamente esplosivi, i cui prodotti, in gran parte piroclastici (scorie, lapilli, ceneri e polveri), sono di natura da intermedia (o neutra) ad acida (andesiti e rioliti), anche se non mancano prodotti più basici (basalti). Allo stesso modo le fosse sono collegabili a fenomeni sismici rilevanti. Gli ipocentri vanno da superficiali (a ridosso della spaccatura) a progressivamente molto profondi (man mano che ci si allontana); sono distribuiti lungo una superficie ideale che scende all’interno della Terra con un’inclinazione tra i 30 e i 70 gradi, fino ad oltre 700 km di profondità. Tale superficie è nota come superficie di Benioff (dal nome del sismologo russo che, nel 1954, la mise in evidenza).
Le fosse oceaniche sono un elemento importante del movimento dei continenti, esse rappresentano, infatti, i margini distruttivi (o di convergenza) delle singole placche, dove la litosfera, divenuta col tempo fredda e densa, viene distrutta nel processo di subduzione. Questa discesa di una placca sotto l’altra dà luogo a moltissimi terremoti, dovuti al loro attrito, ed è “segnalata” dalla superficie di Benioff; il fatto che dopo i 700 km di profondità questi fenomeni sismici cessino, porterebbe a pensare che oltre quella profondità la placca in subduzione sia ormai completamente fusa nel mantello sottostante.

Percorso interdisciplinare di gaia millo anno scolastico 2004-2005 liceo scientifico "G.Oberdan" Trieste


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