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Note per gli insegnanti


Il modulo è indirizzato agli studenti di un secondo anno liceale.

Parodia, come modalità particolare di rapporto con la tradizione e con i testi che la contrassegnano.
L'analisi delle forme della parodia può fornire all'insegnante non solo l'occasione per una lettura ma può offrire l'occasione per una riflessione sui fini della letteratura, sulla sua potenzialità educativa, in quanto addestramento alla molteplicità e alla complessità.

Questo modulo si propone di dare voce a un ambito della letteratura spesso lasciato ai margini della considerazione nel percorso scolastico. Eppure la funzione della parodia e del rifacimento è stata segnalata da tempo da critici e teorici come uno dei grandi fattori costitutivi del fare letterario. Basti pensare al percorso teorico del critico russo M. Bachtin, che riconosce in riso e parodia un punto di vista particolare “che percepisce la realtà in modo diverso, ma non per questo meno importante (anzi forse più importante) di quello serio”. (a)  E già i formalisti russi ravvisavano nella letteratura un plagio di se stessa, giacché frutto di un costante rapporto dialettico con i testi precedenti: “un’opera d’arte viene percepita sullo sfondo di altre opere d’arte ed associandola ad esse. La forma di un’opera d’arte è determinata dal rapporto con altre forme esistenti prima di essa…Non solo la parodia, ma in genere ogni opera d’arte viene creata come parallelo e antitesi di un qualche modello. Una nuova forma appare non per esprimere un nuovo contenuto, ma per sostituire una forma vecchia che abbia ormai perduto il proprio valore artistico”, (b) secondo la riflessione di Sklovskij.

Il genere trasversale della parodia permette pertanto di stabilire un dialogo con opere e autori già trattati nel corso dell’anno e del biennio, fornendo il vantaggio di un ripasso, e di una rilettura in una nuova chiave, dell’iter di studio sinora compiuto. In questa stessa prospettiva si dispone l’opinione di Almansi e Fink per i quali “una delle funzioni della parodia è proprio questa: di farci rileggere l’oggetto parodiato con occhio diverso”. (c) Ai testi già affrontati si aggiunge quindi non semplicemente un ulteriore e inconsueto carosello di brani letterari, ma la ricchezza che nasce dal dialogo intertestuale, dal conflitto fra opere, il quale si risolve positivamente in scambio e arricchimento reciproco. La parodia diviene, in quest’ottica, il luogo letterario per eccellenza, capace di presentare, sul suo stesso terreno, l’incontro con l’altro (in tal caso, il testo altro) come momento di intesa o di attrito che sa risolversi in occasione di colloquio e di innovazione. Da un lato infatti attraverso l’imitazione irriverente può accadere che l’originale riveli i propri limiti e i propri automatismi, ma nel contempo la bontà che resiste al dileggio; dall’altro il testo parodiante, rovinando e graffiando il parodiato, cerca una via per rapportarsi alla tradizione secondo modalità che evitino un passivo ossequio e riescano piuttosto a innovare o a superare il canone.

Lo stesso genere parodico può inoltre essere inteso come letteratura altra, reietta ai consueti percorsi didattici, ed offrire perciò, all’alunno come al docente, l’opportunità di scoprire nel diverso e nel poco noto una risorsa preziosa che stereotipi, e pigrizia rischiano invece di occultare.

A ciò si aggiunga che la lettura e la conoscenza di testi comici, grotteschi, mordaci, può non solo fornire agli allievi un’idea non unidirezionale e convenzionale di letteratura, ma anche accrescere l’interesse e la motivazione della classe verso la disciplina.

Nel presente modulo peraltro l’apporto di opere straniere, di forme d’arte non solo letterarie e di contributi che cronologicamente spaziano dal XIII (d) al XX secolo (con particolare cura per i componimenti del Novecento) permette di aprire uno sguardo allargato sul mondo, di sollecitare una prospettiva internazionale e il confronto fra dimensioni artistiche differenti.


(a) M. Bachtin, L’opera di Rabelais e la cultura popolare, Torino, Einaudi, 1979, pp. 76-77

(b) T. Todorov (a cura di), I formalisti russi, Torino, Einaudi, 1992, I ed. 1968, pag. 49.

(c) G. Almansi e G. Fink, Parodia come letteratura, letteratura come parodia, Milano, Bompiani, 1976, pag. 16.

(d) Un lavoro che offre interessanti percorsi di lettura e riflessioni critiche per il periodo che va dal XIII al XVI secolo è il libro scritto da P. Orvieto e L. Brestolini, La poesia comico-realistica. Dalle origini al Cinquecento, Roma, Carrocci, 2000.