Home
Introduzione
Italiano
Arte
Inglese
Filosofia
Storia
Bibliografia


LUIGI PIRANDELLO 

Luigi PirandelloNarratore, drammaturgo, poeta e saggista che ha saputo rinnovare la tradizione letteraria e teatrale.

Nato in Contrada del Caos, nella campagna tra Girgenti e Porto Empedocle, il 28 giugno 1867. Studia a Palermo e a Roma prima di trasferirsi a Bonn dove si laurea nel 1891. Tornato a Roma l'anno seguente, viene introdotto dal verista Luigi Capuana negli ambienti letterari e giornalistici della capitale. Le difficoltà economiche e la malattia mentale della moglie lo costrigono ad un lavoro frenetico: collabora con il “Corriere della Sera“ e pubblica novelle a pagamento. Nel 1924 aderisce al Partito nazionale fascista. Riceve l'onore del Premio Nobel nel 1934 e muore due anni dopo a Roma.

IL SUPERAMENTO DEL NATURALISMO

Apparentemente le sue prime opere sembrano appartenere al filone verista (novelle che rimandano alla letteratura rusticana di Verga e Capuana), ma da un'analisi più attenta risulta chiaro il processo di svuotamento e corrosione delle forme narrative del verismo. Egli infatti mira più a distruggere la realtà che a rappresentarla, si sovrappone continuamente agli eventi inserendo una riflessione sulla loro genesi e sul loro svolgimento, i temi centrali risultano antinaturalisti: la riflessione sull'identità in crisi, lo sdoppiamento, la follia, il contrasto realtà/apparenza, la solitudine. Dal verismo il poeta siciliano si distingue nettamente anche perchè è sempre l'uomo, e non l'ambiente, al centro della sua attenzione. Perciò si riscontra una rottura della linearità del racconto perchè i ritmi e i luoghi sono quelli della coscienza e non della realtà (abolizione di molti passaggi logici, uso di monologhi, smantellamento della univocità di interpretazione della realtà, presenza del caso nelle vicende umane e conseguente caduta della visione ottimista del Positivismo).

I PERSONAGGI

Pirandello dimostra di tendere ad una caratterizzazione molto violenta dei suoi personaggi, scambiata erroneamente per un suo tributo al verismo, ma che è in realtà l'espressione della dolorosa partecipazione alle vicende narrate. Essi appaiono sempre sull'orlo della pazzia, e il loro intimo squilibrio conferisce loro atteggiamenti esagerati.

La sua tentazione ricorrente è quella di conferire ai suoi personaggi lo status di simboli e ciò gli valse l'accusa, da parte della critica del suo tempo, di eccessivo cerebralismo e assurdità delle vicende narrate. Inoltre la critica sottolinea un certo compiacimento dell'autore nella descrizione di queste vicende; ma il compiacimento è accompagnato da una autentica e dolente partecipazione ad una condizione considerata anche propria, quindi l'accusa risulta alquanto ingiusta.

Due sono le grandi novità introdotte nel teatro mondiale da Pirandello: non immedesima l'attore nel personaggio (fa raccontare oggettivamente il personaggio dall'attore stesso) e porta in scena  il senso di solitudine proprio dell'uomo moderno e l'irrimediabile incomunicabilità con i suoi simili. Ma egli si spinge oltre: come l'impossibilità di comunicare con gli altri ci fa perdere la conoscenza del mondo, la scissione della personalità ci fa smarrire quella di noi stessi.

Questa drammatica visione dell'uomo non viene posseduta con equilibrio intellettuale da Pirandello, ma vissuta con profonda passione impegnando il sentimento ora in una polemica contro la società, ora in uno stato di dolorante pietà per gli uomini. La sua ribellione è conscia della crisi dell'uomo e della società ma non è capace di cogliere le cause di questa crisi e di proporre dei rimedi. Ecco perchè lo inquadriamo nel nostro Decadentismo: per quel suo sentimento di solitudine, per quella tendenza a scrutare nella coscienza, per l'impegno a fare tutt'uno della vita e dell'arte e per la volontà di svincolarsi dalle forme espressive tradizionali.

LA POETICA

Pirandello spiega la propria poetica in maniera organica nel saggio “L'Umorismo“ (1906-1908), in cui teorizza una forma d'arte, da lui definita “umorismo“, fondata sul “sentimento del contrario“. Durante la concezione e l'esecuzione dell'opera d'arte la riflessione ha un ruolo fondamentale perchè è attraverso la riflessione che i vari elementi della struttura dell'opera vengono coordinati sfuggendo al caos delle sensazioni e dei sentimenti. Nell'umorismo egli distingue un aspetto comico, che deriva dall'avvertimento del contrario, e un aspetto umoristico, che deriva dal sentimento del contrario; il primo è fuori dall'uomo ed è visibile, perciò tutti sono capaci di coglierlo; il secondo, invece, è all'interno dell'uomo, ma non può essere colto se non attraverso la riflessione, che riassume tutto nello schema dell'umorismo.

LE OPERE

Prenderò in considerazione le opere più significative e funzionali al discorso che ho fatto fin'ora (una commedia e un romanzo):

SEI PERSONAGGI IN CERCA D'AUTORE (1921)

La trilogia composta da “Sei personaggi in cerca d'autore“, “Ciascuno a modo suo“ e “Questa sera si recita a soggetto“ segna il passaggio dal teatro “umoristico“ al “teatro nel teatro“: il personaggio, per presentarsi al pubblico, rifiuta sia la mediazione dell'autore, che quella degli attori.

Inoltre i tre capitoli rappresentano un discorso unitario sul rapporto tra teatro e vita e sulla follia dell'esistenza.

Parte prima: si sta realizzando sul palcoscenico la finzione abituale della macchina teatrale (attori, parti, capocomico, scenografo, suggeritore...). La recitazione e le convenzioni sceniche mirano a produrre verosimiglianza della vicenda; Pirandello vuole far cogliere allo spettatore le caratteristiche di un teatro falso e convenzionale, che si limita a riprodurre in modo mimetico (imitativo) le vicende quotidiane senza problematizzarle. Gli attori appaiono legati ad una stanca ripetizione di canovacci e di intrecci prevedibili e superficiali.

I sei personaggi irrompono sul palcoscenico; essi sono idee concepite da un autore, divenute “creature vive di una vita propria, indipendenti da chi le ha create“, poiché l'autore non li ha ritenuti abbastanza “universali“ per dare loro una vita all'interno del mondo del teatro (l'autore accetta l'essre dei personaggi, ma non la loro ragione d'essere, il loro dramma). Le persone, che hanno vita, possono assumere qualsiasi tipo di forma essi vogliano; i personaggi, invece, sono forma, ruotano intorno ad un perno fissato e sono destinati a ripetere sempre lo stesso dramma. Il personaggio, quindi,  esiste più delle persone reali, in quanto indistruttibile, eterno, immortale; tra vita e forma, per Pirandello, sembra avere più consistenza la forma.

I sei personaggi hanno bisogno di mettere in scena il proprio dramma familiare, perchè solo nella vita teatrale i personaggi si realizzano e possono esprimere la sofferenza che è nascosta in ciascuno di loro; essi, però, non sono capaci di comunicare fra di loro, in quanto entità circoscritte, determinate ciascuna soltanto dalla propria sventura. Il pubblico riesce a intuire la loro dolorosa incomunicabilità e la vicenda, anche se irrapresentabile, risulta stimolante sul piano della riflessione interiore. La vicenda dei personaggi non può essere né scritta né rappresentata poiché gli strumenti abituali di rappresentazione teatrale sono disadatti e troppo convenzionali per tradurre autenticamente una realtà tanto crudele e psicologicamente oscura. Questo dramma può solo essere rivissuto dall'interno dalla coscienza duramente provata dei personaggi stessi.

Parte seconda: il capocomico assegna le parti agli attori e il Padre cerca di convincerlo che difficilmente un attore potrà assumere la sua stessa espressione, avere il suo stesso volto, usare lo stesso tono di voce, provare le stesse emozioni; perchè usare un attore quando si ha a disposizione il personaggio in carne ed ossa? Gli stessi personaggi che hanno vissuto sulla loro pelle il dramma e che tutt'ora ne soffrono. L'attore non potrà mai rappresentare il Padre come egli realmente è, ma lo interpreterà come egli sente che sia.

Per mettere in atto la prima scena manca Madama Pace; essa arriva evocata dai personaggi e dimostra, nell'impossibilità di essere interpretata da alcun attore, come sia possibile mettere in scena la realtà, una vicenda reale che i personaggi stanno rivivendo con lo stesso coinvolgimento con cui l'hanno vissuta la prima volta (il Padre, rivolto al capocomico e agli attori:“Perchè vogliono guastare in nome di una verità volgare questo prodigio, di una verità che nasce formata dalla stessa scena, e che ha più diritto di viver qui, che loro [gli attori]; perchè assai più vera di loro? Quale attrice fra loro rifarà poi Madama Pace? Ebbene: Madama Pace è quella! Mi concederanno che l'attrice che la rifarà sarà meno vera di quella – che è lei in persona!“). 

IL FU MATTIA PASCAL (1904)

E' il più famoso dei romanzi di Pirandello, segna il definitivo abbandono degli schemi narrativi tradizionali e la nascita del moderno romanzo d'introspezione.

Il romanzo narra le vicende del bibliotecario Mattia Pascal, abitante di un paesino siciliano che sposatosi, si ritrova a vivere una vita molto infelice; decide di partire per Montecarlo dove vince dei soldi al casinò; sul treno che lo stava riportando a casa, legge sul giornale del “suo“ suicidio e pensa di ricominciare una nuova vita con una nuova identità: comincia così la vita di Adriano Meis che, poco dopo, si rende conto di non poter vivere una vita normale senza documenti. Allora Mattia decide di “suicidare“ Adriano e tornare in paese. Ma si accorge che lì non c'è più posto per lui (la moglie si è risposata e lo tratta con diffidenza); va a vivere nella biblioteca del paese dove scrive un libro sugli strani casi della sua esistenza.

Mattia Pascal è l'esemplare testimone della assurda condizione dell'uomo prigioniero delle maschere sociali di “marito, moglie, padre, fratello...“ contro cui la vita lotta continuamente ma inutilmente. Egli, cercando di liberarsi dalle regole imposte dalla società, capisce che vivere fuori da essa equivale a non vivere. Il protagonista incarna inoltre l'inconoscibilità del reale, la totale casualità degli eventi, la definitiva caduta del mito della scienza.

Con questo romanzo Pirandello chiude definitivamente i conti con naturalismo e verismo, infatti i loro schemi vengono utilizzati con un'ironia tagliente che ne ribalta la valenza e alla fine risulta chiara l'impossibilità di analizzare e riprodurre in maniera chiara e oggettiva la realtà.

“Il Fu Mattia Pascal“ risponde alla poetica dell'umorismo in quanto rifiuta la mediazione del narratore esterno e onniscente, sostituendolo con un narratore dubbioso e autoironico.


Percorso interdisciplinare di paola zanzi anno scolastico 2004-2005 liceo scientifico "G.Oberdan" Trieste


Scuole


Home page