ITALIA, DELITTO E CASTIGO. ORA RINASCI !

di Paolo Barbieri


Siamo a tre. Dopo Seul '88 e Barcelona '92 la nazionale italiana di basket ha fallito ancora, mancando il treno diretto ad Atlanta per le Olimpiadi.

Si é trattato di un duro colpo per la credibilità e il prestigio del nostro movimento cestistico, in quanto va a sommarsi ai già innumerevoli sintomi di una crisi più o meno diffusa che viene manifestandosi a vari livelli, e cade in un momento delicato perché si accompagna alla sorprendente e - per certi versi - rigogliosa crescita di altre scuole: quella greca, certo, ma anche quella turca e quella francese.

L' Italia non vince l' Euroclub dai tempi della Grande Milano di Peterson e McAdoo: era il 1988. L'assenza di uno squadrone-faro, qual' era appunto quella Olimpia, ci ha in questi anni fortemente penalizzati nella regina delle manifestazioni per club, tuttavia di recente il nostro basket ha perso colpi anche nelle competizioni cosiddette minori (Coppa Europa e Korac), da sempre fertili serbatoi di trofei.

Due anni fa, per la prima volta dal 1989, non abbiamo vinto nessuna delle tre coppe, sintomo grave per un movimento che nell' elevato standard medio delle proprie squadre ha spesso trovato linfa vitale.

Quest' anno si é in parte notato un risveglio, sottolineato dall' eccellente prova delle nostre compagini in Coppa Korac, tuttavia resta l' impressione di un gap ancora abbastanza netto che separa le nostre dalle migliori d'Europa, specie dopo che gli infortuni hanno martoriato la Buckler e pur senza dimenticarsi dell' eccellente stagione europea di Treviso. D'altronde le squadre italiane, da due anni, disertano addirittura le final four di Euroclub...

E' però nell' ambito dei tornei per nazionali che l'Italia ha fallito nel modo più imbarazzante; se si eccettuano manifestazioni minori come i Goodwill Games o i Giochi del Mediterraneo, la nostra rappresentativa ha raccolto solo una lunga sequela si delusioni, che non si esauriscono alla già citata triplice assenza ai Giochi. Ad eccezione degli Europei del 1991 giocati a Roma e conclusisi con un brillante argento, l' Italia ha raccolto davvero poco.

Solo nona a Karshrue negli Europei '93, assente ai mondiali di Toronto nel '94, quinta ad Atene nello scorso settembre, risultati modesti e negativamente amplificati dal machiavellico ingranaggio della federazione fatto di qualificazioni incrociate, per cui in un torneo non é in gioco solo il risultato finale, ma anche il pass per quello successivo. Il quinto posto agli Europei, in ultima analisi di per sé neppure disprezzabile, ci ha però precluso le Olimpiadi, con un notevole danno d' immagine e promozione del prodotto. Ancora una volta infatti ci mancherà la chance per la sfida con il Dream Team americano, il miglior veicolo propagandistico per il basket moderno, come dimostrano gli ascolti-record registratisi per le sue due precedenti apparizioni. Sfidare le stelle americane, oltreché motivo di orgoglio e stimolo professionale, avrebbe potuto costituire un'occasione unica per una grande valorizzazione del basket come eccellente prodotto televisivo, avrebbe richiamato sponsor vitalizzando un mondo finanziariamente in affanno, avrebbe in pratica costituito una grande occasione di rilancio.

Invece probabilmente le Olimpiadi cestistiche del '96 finiranno col passare ancora inosservate, bissando cos il "brillante" exploit dei Mondiali '94, indegnamente snobbati da tutte le reti tv italiane, oppure della finale dei recenti europei.

Se la diagnosi può sembrare impietosa, ci sembra opportuno tentare di focalizzare quelli che sono i motivi della crisi.

Si potrebbe partire subito con una grandissima provocazione: il nostro é un basket sopravvalutato, cioé vi é un reale divario tra le aspettative e il dato tecnico. In fondo si potrebbe pur sempre sottolineare che nell' albo d'oro della nostra nazionale figura un solo successo di prestigio, datato 1983: gli Europei di Nantes. Vero, però il basket italiano é il più decorato, a livello di club, e certo non solo per gli ottimi stranieri o per la proverbiale capacità organizzativa e gestionale delle nostre società.

Purtroppo é innegabile che, oggi come oggi, almeno quattro o cinque squadre, in Europa, dispongano di un nucleo di 6-8 elementi nel complesso superiori ai nostri.

Unica eccezione, tra le nazioni che ci precedono, la Lituania, in cui però furoreggia un tris d' assi fuori dal comune: Sabonis - Karnishovas - Marchulionis. Croazia e Serbia sono lontanissime, e a mio avviso anche la Grecia ci sta davanti. Chi ritiene che i brillanti risultati degli ellenici derivino solo dal pubblico infuocato o dalle naturalizzazioni facili dimentica che giocatori di livello assoluto come Ekonomou, Alvertis, Galakteros, Sigalas o Christodoulu, solo per citare i più in vista, sono campioni greci al 100%; inoltre la Grecia si avvale di un vivaio assai più florido del nostro, che ha saputo produrre un giocatore in proiezione dominante: Rentzias, centro di 2.12 del Paok.

Il livello medio dei migliori italiani é decoroso, ma a mio avviso ci mancano gli assi veri; una ipotetica sfida Italia A - Italia B, con Coldebella-Esposito-Pittis-Fucka-Rusconi contro Bonora-Myers-Pilutti-Conti- Carera, sarebbe infinitamente più equilibrata dell' analoga tra i primi due quintetti serbi, croati o lituani, tuttavia a noi mancano i Danilovic, i Kukoc, i Divac o i Sabonis. Prova evidente ne é il differente destino Nba: là dove Kukoc e Radja spopolano (Dino é indiziato per l'All Star Game !), Esposito e Rusconi, le nostre due punte, vedono il campo una sera no e l'altra pure... un caso ?

Secondo noi poi, ulteriore penalizzazione per il giocatore italiano viene dalla accentuata distribuzione dei migliori tra le varie squadre: questo, se da un lato favorisce la spettacolarità e l' equilibrio del campionato, diviene un handicap a livello internazionale, perché a molti finisce col mancare l'abitudine al grande evento. Si pensi al paradosso dell' anno passato: Myers e Niccolai in A2 ! Pur senza scendere in esempi cos banali da sembrare superflui, basta riferirsi alla stagione in corso. Moltissimi nazionali giocano in Korac, competizione di livello largamente inferiore all' Euroclub, e per loro viene a mancare l'occasione per la grande sfida: inevitabile che poi paghino.

Personalmente sono poi convinto che, risalendo ancora più a monte, non vi sia, in Italia, il campionissimo ancora da valorizzare, forse con l' eccezione di Carlton Myers: paragonare Pittis a Kukoc, oltreché impietoso per il buon Ricky, é una probabile eresia cestistica, perché in fondo, per parafrasare Manzoni, " uno il talento non se lo può dare " .

Per chiudere, una considerazione che parte da un argomento lontanissimo per ricondursi al tema di fondo. Sta scadendo il contratto tv per i diritti sul calcio, e la sensazione é che gli spazi in chiaro per il pallone siano destinati ad una drastica riduzione, specie con l'imminente avvento del modello pay-per-view.

Il calcio inoltre continua a perdere spettatori "attivi" cioé abituali clienti ai botteghini degli stadi. In un epocale momento di travaso per lo sport nazionale, il basket può e deve lanciare la sua grande sfida, fatta a mio avviso di tre punti:


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