Tratto da G. Contini (a
cura di), Letteratura italiana delle origini,
Firenze, Sansoni, 1970, pag. 115.
Quando Dio messer Messerino fece,
ben si credette far gran maraviglia,
ch'uccello e bestia ed uom ne sodisfece,
ch'a ciascheduna natura s'apiglia (1):
ché nel gozzo anigrottol (2) contrafece, 5
e ne le ren' giraffa m'asomiglia,
ed uom sembia, secondo che si dice,
ne la piagente sua cera vermiglia.
Ancor risembra corbo nel cantare,
ed è diritta bestia nel savere,
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ed uomo è sumigliato al vestimento.
Quando Dio il fece, poco avea che fare,
ma volle dimostrar lo Suo potere:
sì strana cosa fare ebbe in talento (3) .
(1)
Prende parte.
(2) Anatroccolo.
(3) Desiderio di creare |