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Sulla costa nord occidentale della Sardegna si alternano tratti di costa rocciosa e sabbiosa. Attraversati gli insediamenti turistici della Costa Verde si arriva a Capo Pecora, caratteristica per le rocce di granito. L’utilizzo del granito di Sardegna ha dietro di se una lunga storia. Fu lavorato nell’antichità in lastroni e monoliti per erigere Tombe dei Giganti e Nuraghi. Questi ultimi, costruiti mediante filari sovrapposti di pesantissimi blocchi di pietra, erano tenuti insieme senza l’uso di nessun legante, con una tecnica costruttiva sconosciuta e definita ciclopica. Altri esempi si possono trovare in alcune delle colonne del Pantheon, erette in granito proveniente dalla Gallura e nel colonnato del Duomo di Pisa. Fino alla metà del Novecento il granito fu poi utilizzato per realizzare chiese, edifici ed arredo urbano. Il commercio organizzato dei graniti sardi risale al 1870. La lavorazione di tale prodotto divenne in breve tempo l’attività più fiorente del Nord Sardegna ed il suo successo immediato derivò dalle proprietà tecniche del materiale stesso. Il nome “Granito” deriva dal latino granum, data la sua superficie fatta di cristalli visibili ad occhio nudo. Solidità e resistenza caratterizzano questo materiale ed è proprio la densità cristallina che lo rende una delle rocce più dure. Il granito di Sardegna in particolare è uno dei più resistenti estratti al mondo. Con il nome di Granito viene indicata un’ampia classe di rocce, facenti parte della famiglia dei Granitoidi. Ogni singolo tipo di granito però, a seconda della sua genesi ed età geologica, ha caratteristiche fisico-meccaniche ed estetiche che lo identificano unicamente. Il Granito di Sardegna è considerato infine, tra i più pregiati perché, geologicamente, è uno tra i più antichi litotipi della Sardegna. |
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