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SOMNIUM SCIPIONIS

I primi 2 paragrafi (9 e 10) del Somnium hanno una funzione meramente introduttiva in quanto danno le coordinate spaziali e temporali del sogno raccontato ad alcuni amici da Scipione Emiliano, poco prima della sua misteriosa e improvvisa morte. Questi, in qualità di tribuno militare, si era recato in Africa nel 149 a.C. al seguito di una spedizione volta alla conquista di Cartagine. All'inizio della guerra egli si era sentito in dovere di andare a trovare il re della Numidia, Massinissa, vecchio amico e alleato del nonno adottivo Scipione Africano Maggiore. La conversazione tra i due, naturalmente, aveva avuto come argomento principale proprio la figura dell'Africano Maggiore, che il vecchio Massinissa aveva quasi la sensazione di rivedere nel giovane Emiliano. Quest'ultimo, suggestionato a tal punto da tali discorsi, una volta ritiratosi per dormire, sogna che il nonno stesso gli compaia davanti e lo inviti ad ascoltare attentamente quanto sta per dirgli.

Post autem apparatu regio accepti sermonem in multam noctem produximus, cum senex nihil nisi de Africano loqueretur omniaque eius non facta solum, sed etiam dicta meminisset. Deinde, ut cubitum discessimus, me et de via fessum, et qui ad multam noctem vigilassem, artior, quam solebat, somnus complexus est. Hic mihi (credo equidem ex hoc, quod eramus locuti; fit enim fere, ut cogitationes sermonesque nostri pariant aliquid in somno tale, quale de Homero scribit Ennius, de quo videlicet saepissime vigilans solebat cogitare et loqui) Africanus se ostendit ea forma, quae mihi ex imagine eius quam ex ipso erat notior; quem ubi agnovi, equidem cohorrui, sed ille: "Ades", inquit, "animo et omitte timorem, Scipio, et, quae dicam, trade memoriae!

10 Poi, dopo essere stati accolti con un banchetto regale, prolungammo la nostra conversazione fino a tarda notte, mentre il vecchio non parlava di altro che dell'Africano e ricordava non solo tutte le sue imprese, ma anche i suoi detti. In séguito, quando ci congedammo per andare a dormire, un sonno più profondo del solito s'impadronì di me, stanco sia per il viaggio sia per la veglia fino a notte fonda. Quand'ecco che (credo, a dire il vero, che dipendesse dall'argomento della nostra discussione: accade infatti generalmente che i nostri pensieri e le conversazioni producano durante il sonno un qualcosa di simile a ciò che Ennio dice a proposito di Omero, al quale, è evidente, di solito pensava da sveglio e del quale discuteva) m'apparve l'Africano, nell'aspetto che mi era noto più dal suo ritratto che dalle sue fattezze reali; non appena lo riconobbi, un brivido davvero mi percorse; ma quello disse: «Sta’sereno, deponi il tuo timore, Scipione, e tramanda alla memoria le parole che ti dirò».

Alla fine della sezione precedente Emiliano sogna di trovarsi proprio sulla via Lattea e di contemplare l'universo visto da lassù. Nei capitoli che seguono, la descrizione dell'universo si fa più precisa, quasi a diventare una dotta lezione di astronomia da parte dell'Africano Maggiore al nipote. Cicerone accoglie, dalla tradizione greca, la concezione geocentrica dell'universo, che vede al centro la terra, attorno alla quale ruotano il cielo delle stelle fisse e le 7 sfere dei pianeti. Tale teoria dell'universo, ripresa e sistematizzata da Tolomeo nel II secolo d.C., nota appunto con il nome di "sistema tolemaico", arrivò fino al Medioevo; sarà smentita nell'età moderna, quando con Niccolò Copernico verrà introdotto il sistema eliocentrico.

Quam cum magis intuerer: "Quaeso", inquit Africanus, "quousque humi defixa tua mens erit? Nonne aspicis, quae in templa veneris? Novem tibi orbibus vel potius globis conexa sunt omnia, quorum unus est caelestis, extimus, qui reliquos omnes complectitur, summus ipse deus arcens et continens ceteros; in quo sunt infixi illi, qui volvuntur, stellarum cursus sempiterni. Cui subiecti sunt septem, qui versantur retro contrario motu atque caelum. Ex quibus summum globum possidet illa, quam in terris Saturniam nominant. Deinde est hominum generi prosperus et salutaris ille fulgor, qui dicitur Iovis; tum rutilus horribilisque terris, quem Martium dicitis; deinde subter mediam fere regionem Sol obtinet, dux et princeps et moderator luminum reliquorum, mens mundi et temperatio, tanta magnitudine, ut cuncta sua luce lustret et compleat. Hunc ut comites consequuntur Veneris alter, alter Mercurii cursus, in infimoque orbe Luna radiis solis accensa convertitur. Infra autem iam nihil est nisi mortale et caducum praeter animos munere deorum hominum generi datos; supra Lunam sunt aeterna omnia. Nam ea, quae est media et nona, Tellus, neque movetur et infima est, et in eam feruntur omnia nutu suo pondera".

17 Poiché guardavo la terra con più attenzione, l'Africano mi disse: «Posso sapere fino a quando la tua mente rimarrà fissa a terra? Non ti rendi conto a quali spazi celesti sei giunto? Eccoti sotto gli occhi tutto l'universo compaginato in nove orbite, anzi, in nove sfere. Una sola di esse è celeste, la più esterna, che abbraccia tutte le altre: è il dio sommo che racchiude e contiene in sé le restanti. In essa sono confitte le sempiterne orbite circolari delle stelle, cui sottostanno sette sfere che ruotano in direzione opposta, con moto contrario all'orbita del cielo. Di tali sfere una è occupata dal pianeta chiamato, sulla terra, Saturno. Quindi si trova quel fulgido astro - propizio e apportatore di salute per il genere umano - che è detto Giove. Poi, in quei bagliori rossastri che tanto fanno tremare la terra, c'è il pianeta che chiamate Marte. Sotto, quindi, il Sole occupa la regione all'incirca centrale: è guida, sovrano e regolatore degli altri astri, mente e misura dell'universo, di tale grandezza, che illumina e avvolge con la sua luce tutti gli altri corpi celesti. Lo seguono, come compagni di viaggio, ciascuno secondo il proprio corso, Venere e Mercurio, mentre nell'orbita più bassa ruota la Luna, infiammata dai raggi del Sole. Al di sotto, poi, non c'è ormai più nulla, se non mortale e caduco, eccetto le anime, assegnate per dono degli dèi al genere umano; al di sopra della Luna tutto è eterno. La sfera che è centrale e nona, ossia la Terra, non è infatti soggetta a movimento, rappresenta la zona più bassa e verso di essa sono attratti tutti i pesi, per una forza che è loro propria".

IL SOMNIUM SCIPIONIS COME OPERA ONIRICA


Secondo Macrobio (V sec. d.C.), dotto commentatore del testo ciceroniano, i sogni si distinguono in tre categorie. In primo luogo il somnium, o sogno simbolico, caratterizzato da un linguaggio enigmatico che deve essere interpretato: si tratta dello stesso tipo di sogno di cui si occuperà anche la celebre Interpretazione dei sogni di Sigmund Freud, il quale del resto si riallacciava esplicitamente ai trattati di onirocritica dell'antichità. Segue poi l'oraculum, ovvero l'apparizione di un personaggio che enuncia una profezia sul futuro del sognatore: in questo caso il linguaggio non è enigmatico, ma esplicito e diretto. Per terza viene la visio, ovvero una manifestazione, non mediata dal racconto o dalla profezia di nessuno, di ciò che accadrà al sognatore.
Secondo Macrobio, il Somnium Scipionis assommava in sé tutti i tre tipi di sogno "veritiero": c'è infatti l'oraculum, con l'apparizione di un personaggio autorevole; c'è la visio, con la diffusa (quasi cinematografica, diremmo noi) rappresentazione della realtà oltremondana; infine ci sono i numerosi particolari enigmatici, simbolici, che rendono necessario il commento del dotto Macrobio. Proprio tramite questo commentario, il Medioevo ricevette la tipologia antica del sogno nonché i suoi modelli di interpretazione, e li tramandò alle epoche successive. In questo modo il Somnium ciceroniano – sia per il suo originario valore di "testo onirico" di grande significato letterario e filosofico, sia come soggetto di commenti e interpretazioni che utilizzavano gli strumenti dell'ermeneutica elaborati dalla teoria onirocritica antica – ha finito per costituire uno dei punti di riferimento per la "cultura onirica" del mondo occidentale.


Percorso interdisciplinare di sonja sekanic anno scolastico 2004-2005 liceo scientifico "G.Oberdan" Trieste