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Come ogni mattina Greta, la dirigente dell'ufficio norme antinfortunistiche
dell’università di Trieste, si reca nel suo ufficio situato nella parte
sinistra della struttura, al quarto piano.
Il suo collega l’ingenier Rino non c’è ancora e non c’è neanche la
segretaria. Non c’è il minimo rumore, è tutto tranquillo, non si muove
niente, si sente solo il respiro affannato di Greta che sale le scale.
Arrivata in ufficio, si precipita al suo computer per vedere se ci sono
messaggi della figlia Beatrice, che vive a Gorizia con la quale si sentono
via e-mail o telefono.
Non c’è nessun segnale della figlia, in vece, c’è un e-mail arrivato dallo
stabulario (parte di un laboratorio riservato agli animali usati per
esperimenti ) che le ricorda che l’indomani mattina dovrà fare un controllo
nei vari uffici della filiale presso università.
Il giorno dopo, ricordandosi dell’e-mail ricevuta, Greta, invece di passare
per il suo ufficio a lasciare il lavoro e le ricerche svolte a casa,
comincia subito, di prima mattina, l’ispezione dalla parte destra
dell’università.
Ispeziona per prima cosa i vari uffici dei professori, passa poi alle aule
ed infine agli svariati laboratori: di chimica, biologia, scienze naturali
ecc.
Avendo finito, in gran velocità, di ispezionare l’ala destra dell’edificio,
Greta si reca nell’ala dove si trova la zona dedicata all’amministrazione e
dove è situato lo stabulario.
Per prima cosa appoggia tutte le carte nel suo ufficio, poi passa a
controllare lo stabulario, che di solito, è il posto dove ci si mette più
tempo del resto a controllare che tutto sia in ordine, per evitare che su
una cavia venga usato un veleno o qualcosa di nocivo che non abbia niente a
che fare con la scienza.
La grande porta dello stabulario era aperta, Greta non ebbe alcuna
esitazione ed entrò. Non c’era ancora nessuno e questo era molto strano
perché di solito c’era sempre un assistente ad accoglierla ma quel giorno
non c’era anima viva.
Si sente un cigolio acutissimo. Greta si gira di scatto, ma era solo la
porta che si chiudeva alle sue spalle. Greta sente due scoppi, uno dopo
l’altro. Su un primo momento li attribuisce al motore della macchina di
Rino, nel parcheggio, ma poi sente come un scroscio d’acqua, come un
temporale. Fuori però c’era un sole stupendo! Greta avverte uno strano odore
e allora capisce; si devono essere rotte due tubature: una dell’acqua e una
del gas cui servono per i fornelli della stanza accanto.
Anche tutte le cavie avvertono un pericolo e da tranquille diventano
irascibili, terrorizzate, inquiete cominciano ad agitarsi facendo così
cadere le molteplici gabbie con la loro conseguente apertura.
Il pavimento diventa scivoloso, Greta perde l’equilibrio e cade. Il livello
dell’acqua si alza in brevissimo tempo e Greta viene immersa dalle cavie che
non sopportano l’acqua.
Greta prova ad alzarsi ma è tutto inutile; il pavimento è troppo scivoloso,
sente dei passi venire verso di lei, vorrebbe urlare aiuto, ma l’acqua le ha
ormai inondato la faccia e le cavie non la fanno galleggiare per il troppo
peso che riportano.
A quel punto, Greta si sveglia in un bagno di sudore…
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