Venerdì alle 9 si svolgeranno
i funerali del canottiere Vascotto
Luca, una carriera
molto corta
ma ricca di titoli e medaglie
Per un canottiere, il passaggio dalle squadre giovanili a quella assoluta è
sempre un traguardo riservato a pochi atleti di talento, e tra questi, nel
canottaggio degli ultimi anni c’era Luca Vascotto. Nato agonisticamente nei
Vigili del fuoco Ravalico sotto la guida di Gianfraco Bosdachin, Luca ebbe
subito dei risultati eccellenti che presagivano a un grande futuro agonistico:
uno dei migliori vogatori di coppia negli anni ’93-’94, una delle speranze
per la squadra elite. Grande l’interesse del Centro nazionale per il «golden
boy» triestino, che alla semplicità legava una grande forza d’animo che non
lo abbandonava nemmeno al cospetto dei più forti.
E questo rimane tuttora il ricordo dei suoi compagni di barca, come dei suoi
avversari, come dei tecnici che hanno avuto il piacere di seguirlo. Per i colori
del Ravalico giungeva nel ’93 il suo primo titolo tricolore (in doppio assieme
a Vecchiet), mentre l’anno successivo è una stagione difficile, di continue
selezioni a Piediluco, per entrare in una squadra che poi si rivelerà tra
quelle juniores tra le migliori del mondo.
Ed è nel ’95, l’anno del passaggio alla categoria superiore, che Luca
riesce a esprimere per la prima volta tutto se stesso, dando dimostrazione di
essere pedina indispensabile in una vogata, quella di coppia, presa a esempio
dalle più forti nazioni in campo remiero. È l’anno in cui Vascotto sale per
la prima volta su un gradino di un podio internazionale, a Groeningen in Olanda,
alla Coppa delle nazioni: terzo nel singolo. La vocazione per le discipline di
coppia, e il riuscire anche sotto pressione a esprimersi a altissimi livelli, fa
in modo che giunga nel 1996 la tanto sospirata convocazione da parte del dt La
Mura che lo chiama a far parte della squadra olimpica per Atlanta. Sarà
un’esperienza che lascerà in Luca il segno per la prosecuzione della sua
carriera, per la quale si poneva obiettivi sempre più ambiziosi.
Nello stesso anno la sua prima vittoria internazionale alla Coppa delle nazioni
a Hazewinkel assieme a quello che rimarrà uno dei compagni di barca più
affezionati, con il quale aveva instaurato un rapporto oltre che sportivo anche
di amicizia: Nicola Sartori (bronzo a Sydney, ndr). Per favorire un miglior
connubio tra sport e studio, Vascotto si trasferì in autunno al College
nazionale di Pavia, dove si fermò per un anno stringendo saldi legami
d’amicizia con altri azzurri del remo.
Il ’97 è la stagione del passaggio alla Pullino di Muggia, ed è anche
l’anno della definitiva consacrazione a atleta di vertice con la vittoria alla
Coppa delle nazioni a Milano (sempre con Sartori), e l’eccellente quarto posto
in una finale mondiale al cardiopalmo a un soffio dal podio a Aiguebelett in
Francia. Per la società rivierasca Luca conquistò dopo parecchi anni il titolo
tricolore nel singolo under 23. In tono enfatico ne parlava di lui Giuseppe
Polti, il tecnico nazionale, il mago del doppio e del 4 di coppia azzurri, come
di atleta di sicuro avvenire, erede di una grande tradizione in queste specialità.
Il ’98 è una conferma con le due vittorie in Coppa del mondo (Lucerna e
Hazewinkel) e ancora una finale mondiale (5.o), sempre in doppio con Sartori.
Infine l’ultimo anno di attività, il ’99, l’anno delle qualificazioni
olimpiche alle quali Vascotto parteciperà come riserva ai Mondiali di Santa
Caterina in Canada. A settembre l’Olimpiade australiana si sentiva oramai
nell’aria, e un assaggio, purtroppo l’ultimo, Luca lo assaporò nelle regate
preolimpiche a Sydney, dalle quali tornò con tante speranze, ma anche con un
male che alla fine si rivelò incurabile.
Maurizio Ustolin