Per saperne di più

Per ulteriori informazioni e per l'itinerario di un'eventuale escursione potete visitare anche la pagina di salvaguardia e ripristino.

Introduzione

Gran parte della della Provincia di Trieste giace su un substrato costituito da rocce carbonatiche ed è di conseguenza largamente interessata da fenomeni di carsismo. Questa particolare conformazione geologica fa in modo che il territorio di Trieste sia caratterizzato dalla quasi totale assenza di una vera e propria rete idrografica superficiale. Nonostante ciò ai margini di questo calcare si sono potute creare, per la presenza di terreni con ricca componente argillosa, una serie di zone umide, delle quali la valle alluvionale del Rio Ospo risulta essere l'esempio più rappresentativo. 9KB-Laghetto n°60, foto A.Iaccarino
Il Rio Ospo è un piccolo corso d'acqua che nasce a pochi chilometri dal confine di Stato, in territorio sloveno. Esso raccoglie sia acque carsiche (soprattutto della Grotta di Ospo), sia acque di ruscellamento che nascono da sorgenti su terreni flyschoidi e sfocia nelle vicinanze di Muggia dopo aver percorso circa 8 km in direzione Est-Ovest. La valle solcata da questo corso d'acqua è delimitata dal Monte d'Oro e dai rilievi coperti dal Bosco di Vignano ed è formata da terreni alluvionali recenti con ricca componente argillosa.

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Il termine "laghetto"

Il termine laghetto nell'uso comune sta ad indicare una raccolta d'acqua di modeste dimensioni, ma non esiste nella nomenclatura limnologica. In ecologia distinguiamo principalmente due tipi di raccolte d'acqua: i laghi e gli stagni. La differenza fondamentale tra queste due categorie va ricercata nella profondità, nella penetrazione della luce e nel comportamento termico della massa d'acqua.

La profondità dell'acqua gioca un ruolo determinante nel distinguere un lago da uno stagno. Infatti in quest'ultimo la luce può penetrare sino al fondo in ogni punto dello specchio acqueo, mentre in un lago essa raggiunge il fondale solo nella zona detta litoranea. Ne consegue che in uno stagno la zona litoranea è molto estesa.

I laghetti delle Noghere, in relazione alla modesta profondità e al massiccio sviluppo della vegetazione sommersa rientrano agevolmente nella definizione di stagni; è pertanto errato dal punto di vista ecologico considerarli come piccoli laghi. Tuttavia dobbiamo tenere presente che la loro origine è dovuta all'opera dell'uomo, e che la conformazione delle rive imita solo vagamente quella naturale di uno stagno. E' pertanto di uso comune, anche nella letteratura scientifica, usare tra virgolette il termine "laghetto" per definire questa peculiare categoria di ambienti.

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Perchè "Noghere"

Il toponimo Noghere è piuttosto recente e si riferisce all'albero della noce (in ladino nujara). In passato, infatti la valle era la Valle di San Cliement e il Rio Ospo era il Flun de San Cliement.

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Descrizione dei "laghetti"

Alcuni dei "laghetti" sono stati inseriti da Silvio ed Elio Polli ne catasto degli stagni della provincia di Trieste assegnando loro i numeri dal 53 al 60 con le caratteristiche riportate nella seguente tabella.
n° stagno lunghezza (m) larghezza (m) profondità (m)
53 185 65 3.50
54 18 8 1
55 52 36 2
56 101 88 3.20
57 88 49 3.20
58 48 46 3.50
59 48 36 3.80
60 180 165 7.50

Di questi specchi d'acqua il n°53 è stato interrato nel 1988. Ad essi inoltre bisogna aggiungere due stagni situati nell'area della Gas Compressi, uno adiacente al lato sud del n°55 ed una raccolta astatica (m 35 X m 12) che si trova presso la linea elettrica.

Per l'esatta ubicazione degli stagni e la corrispondenza con gli esistenti numeri vedere la pagina sulla salvaguardia e il ripristino.

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