|  
I RACCONTI DEL TRAM di Alessandra Miklavcic  | 
 
 | 
 Ogni volta che salgo sul tram, incosciamente studio il posto dove sedermi. Non è una scelta solamente tecnica  dovuta alla vicinanza del campanello, o del senso di marcia o dal desiderio di prediligere il panorama della città al lato più oscuro, ma ugualmente interessante, della collina. Annuso un pò attorno e, dove sento un odore che mi attrae, appoggio la borsa e mi siedo. Delle volte con tattica fatalistica, mi metto nel posto più esterno dei due sedili e attendo che personaggi sconosciuti compaiano sulla scena, pronta ad ascoltare i loro monologhi  delle volte dialoghi e più spesso   mimiche  Non mi maschero neanche più, con le classiche barriere d'isolamento: walk-man, sguardo fisso sul pavimento, libro inchiodato sulla faccia. Basta dare loro il  LA  e la musica - grida disperate incluse - inizia !
 SI PARTE 
 Il tram OPICINA-PIAZZA OBERDAN è un tram storico, simbolo di unione della città di TRIESTE con il  CARSO, del suo animo italiano e sloveno. La salita che  il tram deve intraprendere e la conseguente discesa (il punto di vista è importante) sono da brivido per chi lo prende per la prima volta - a parte  non sia già passato per  SAN FRANCISCO  o  LISBONA. 
 Alla mattina è carico di ragazzi vocianti che raggiungono le scuole. All'ora di pranzo vi sono i soliti ragazzi che ritornano a casa in più - la quantità cambia a seconda del tempo metereologico -  gli  anziani. 
 Trieste è il laboratorio ideale per questa nuova specie di uomini: non più bambini, non più adulti ma arrivati al tramonto della vita
  Se il cielo è sereno, essi emanano una vivida luce rossa, più intensa delle altre, visibile a tutti coloro sappiano osservarla, il cui ricordo si serba nell'emisfero delle emozioni. E' un peccato non vederla, arricchisce di colore il sole un pò, sbiadito della giovinezza.
