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Una giornata
per imparare ad amare
“La vita spirituale si riassume nell’amare. Non si ama perché si
vuole fare il bene di qualcuno, aiutarlo, proteggerlo. Agendo in
questa maniera ci comportiamo come se vedessimo il prossimo come
semplice oggetto e noi stessi come esseri generosi e saggi. Ma
questo non ha nulla a che fare con l’amore. Amare significa
comunicare con l’altro e scoprire in lui una particella di Dio” [Dostojevski]
Questa frase
mi è stata donata da una persona alla Vigilia di Natale e dal quel
momento è entrata a far parte della mia vita piena d’ogni giorno.
Dio si presenta a noi, in ogni momento della nostra vita, sotto
svariate forme, ma il più delle volte non lo riusciamo a vedere e ci
sentiamo soli e abbattuti. Potrà sembrare strano e insolito, ma io
credo proprio di aver visto una particella di Dio l’ultimo lunedì
del mese di gennaio a Ravascletto, durante la giornata neve
integrata organizzata dalla mia scuola.
Con il ruolo di accompagnatrice, un senso di sicurezza e di
inaspettata curiosità, lunedì mattina sono salita sul pullman della
scuola pronta a mettermi in gioco per passare una piacevole e
costruttiva giornata neve integrata. Certo è, che sentendo la parola
integrata sorge una domanda: perché? Perché, nonostante questa
esperienza fosse estesa a tutta la scuola, i diretti protagonisti
non eravamo noi accompagnatori, ma bensì, i ‘nostri ragazzi’, così
chiamati i ragazzi disabili della nostra scuola e perfino di Udine e
Sistiana, dalla professoressa Elena Gianello organizzatrice e
direttrice del Polo Sportivo Disabili e delle attività affini
integrate.
Cercate di immaginare il clima dei due pullman al momento della
partenza e dell’arrivo sulla neve, era qualcosa d’unico e
indescrivibile, di una sua bellezza, insolita e semplice, sprizzante
di energia e di vivacità, uno stacco dalla vita frenetica e
ripetitiva di ogni nostro giorno. Sulla cima del monte, divisi in
gruppi ognuno di noi si è occupato di qualcosa, non c’era persona,
che non fosse impegnata, chi con gruppi di disabili, chi con gli
sci, chi con gli slittini e c’era anche chi nell’attesa ingannava il
tempo giocando a palle di neve.
Ognuno, ripeto, aveva qualcosa da fare….ma lo faceva davvero con il
cuore e prestando il giusto amore per le cose e per gli altri?!
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C’è stato un momento che una
ragazzina, di nome Matilde, aveva catturato la mia attenzione.
Questa ragazza ad occhio tra i dodici e i tredici anni, ha un
problema fisico che comporta la mancanza di equilibrio e quindi la
facile mobilità di tutto il corpo. Non stupitevi però, ma quest’ultima
era con gli sci, pronta a provare l’ebbrezza di scivolare su quella
grande distesa bianca e luccicante…ma qualcosa non andava: le
accompagnatrici che erano con lei non riuscivano a convincerla a
muoversi. A quel punto è intervenuta la professoressa Gianello che,
dopo aver preso me ed un’altra ragazza per le braccia, ci ha
spiegato la situazione. Diciamo che, con esperienze simili ce la
siamo sempre cavata ed ora era il momento di metterci veramente in
gioco e di dimostrare quanto quei ragazzi valevano per noi. Ripeto,
l’esperienza è un ottimo vantaggio per affrontare situazioni simili
ma portare attenzione, protezione senza amore, come dice Dostojevski,
è trattare il prossimo come un oggetto e sentire noi come esseri
generosi e saggi. Negli occhi di quella piccola persona, brillava
una tenue luce di curiosità, ormai quasi sedata dalla paura e dallo
smarrimento bigio di quella ‘strana’ e inusuale giornata. Quando mi
avvicinai a lei la prima cosa che feci fu di togliermi gli occhiali
da sole e di mostrarle la gioia del divertirsi e della curiosità
brillare nei miei occhi, tanto quanto il mio entusiasmo nel vivere
quella bellissima mattinata appena cominciata. Un sorriso, due
parole incoraggianti, la costante presenza e i gesti d’affetto
sembravano dare i loro frutti, ma inconsciamente non lo sapevamo.
Cosa è successo dopo è stato sorprendente: chi avrebbe mai creduto
che saremmo riuscite, aiutate in seguito da un maestro incaricato, a
farle fare tre volte il giro di una pista. Pur non avendo grandi
diplomi o esperienze che riempiono la mente e svuotano il cuore,
abbiamo dato a quella bellissima ragazzina solo il nostro amore e la
nostra voglia di stare con lei. Questo è l’amore di Dostojevski, è
lei la piccola particella di Dio, che in forma semplice ed umile, si
è mostrata ai miei occhi e si è mostrata aiutandomi a capire che il
vero ‘amore’ per gli altri, solo quando è sincero smuove anche le
situazioni che sembrano più dure di altre.
Caterina
pinna
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